Agricoltura è coesione e collaborazione. Quale miglior forma di collaborazione se non quella di fare ” rete”? In un articolo del “Sole24ore” del 17 agosto finalmente si parla di “reti d’ impresa agricole ” per il rilancio dell’agricoltura che sarà pure arrivata alla versione “4.0” sulla carta ma nella realtà stiamo testando ancora la versione “1.0”. Ad ogni modo dell’articolo si centrano dei punti cardini sulla collaborazione o come viene chiamata ” compartecipazione moderna” eccone alcuni alcuni passi:
L’associazionismo è nel Dna dell’agricoltura, ma trova ancora molti ostacoli per un suo pieno sviluppo. Con le reti d’impresa però i tanti vantaggi dovrebbero fornire la spinta giusta per le aggregazioni. Nessuno dei partner perde la sua identità, ma trae vantaggi sotto il profilo civilistico, lavorativo e fiscale. In pratica viene consentito alle aziende di mettere insieme terreni e attrezzature e di utilizzare anche assunzioni congiunte con salari ripartiti tra i «soci» che hanno firmato il contratto. Un altro aspetto interessante e che può avere un forte appeal è l’occasione offerta di lavorare insieme prodotti agricoli e trasformati per poi dividerli tra le singole imprese che mettono in comune i fattori di produzione.
Un esempio pratico di rete che “funzionerebbe”:
Un esempio: due partner «in rete» mettono a disposizione terreni e macchinari, poi decidono di produrre arance a marmellate. Sia il prodotto grezzo che quello lavorato viene diviso sulla base di una quota percentuale che tiene conto del contributo apportato da ciascuno nel processo e per default rientra nella tassazione su base catastale. Le premesse per uno sviluppo significativo – sostiene D’Arienzo – ci sono. Già con la normativa del 2009 non specificatamente rivolta all’agricoltura, le imprese del settore entrate in rete sono progressivamente aumentate e triplicate in particolare nel giro degli ultimi due anni. Le imprese agricole che partecipano a un contratto di rete, secondo le elaborazioni del Centro studi di Confagricoltura su dati Infocamere, sono arrivate a fine 2016 a quota 3mila con larga prevalenza di quelle che svolgono attività di coltivazione e allevamento.
Cliccando qui potrete leggere l’articolo per intero. Mi esimo da esprimere giudizi poiche tutto quello che si conviene per valorizzare il settore agricolo mi trova d’accordo.
Fonte: ilSole24Ore