Un po di storia dell’aratro….
L’introduzione del grande aratro a ruote con coltro e versoio metallici, si ebbe lentamente in Europa a partire dall’VIII secolo. L’aratura era un tempo eseguita con un attrezzo manovrato dall’uomo. L’aratro consisteva in uno strumento discissore, in legno, che praticava un solco senza ribaltamento della fetta. L’operazione si limitava a rompere lo strato superficiale del terreno. La prima analisi fisico meccanica del lavoro compiuto dal corpo lavorante dell’aratro fu tentata da Thomas Jefferson, interessato all’agricoltura siccome proprietario di grandi piantagioni, che il filantropo americano conduceva con torme di schiavi. Critica l’ipotesi meccanica di Jefferson e propone un organico teorema del rivoltamento della zolla Raffaello Lambruschini, il religioso ligure che a metà dell’Ottocento conduce a Figline Valdarno una delle prime scuole popolari. Per Lambruschini la forma ideale del versoio per rivoltare la zolla col minore dispendio energetico è l’ellisse. Lambruschini procede alla realizzazione di una matrice in legno da cui verrà ricavato il versoio metallico che l’amico marchese Ridolfi, il maggiore agronomo italiano dell’epoca, applica per le prime prove alla propria versione del classico aratro brabantino, appunto l’aratro Ridolfi. A rivoluzionare l’aratura concorsero il collare di spalla, il ferro di cavallo, ed il giogo frontale per buoi. Nel corso dell’evoluzione dell’aratro l’uomo si è avvalso della trazione animale e, limitatamente alle regioni ad economia di mercato, di quella meccanica. L’evoluzione dell’attrezzo nel corso dei tempi, diventato uno strumento discissore e rovesciatore, ha modificato sensibilmente il tipo di lavorazione aumentando le finalità per cui si può eseguire l’aratura e adattandola peraltro a condizioni fisiche e meccaniche che in altri tempi sarebbero state proibitive. Se si vuole approfondire l’argomento basta seguire il a wikipedia.
Dopo un breve cenno storico sulla nascita dell’aratro perche conviene arare?
Beh i vantaggi sono concreti e preferisco sintetizzarli in 2 punti: Miglioramento meccanico del terreno dove appunto lo scasso e il dispiegamento in zolle del terreno aumentano la porosità dello stesso favorendone la circolazione dell’aria in modo da facilitare le successive lavorazione del terreno contribuendo cosi ad ottenere un letto di semina. Miglioramento delle proprietà chimico-biologiche del terreno dove le stesse caratteristiche espresse prima, quindi areazione del terreno ed aumento della porosità dello stesso, favoriscono la propagazione dei concimi ( del terreno e/o introdotti dall’ agricoltore) portandoli in profondità attivando così la stimolazione dei batteri aerobi che amplificano la produzione delle sostanze nutritive. Inoltre fattore molto importante l’aratura, se eseguita correttamente nei modi e nei tempi dettati dal tipo di terra del campo e dalla situazione metereologica del luogo, è un buon modo per contenere la germinazione delle infestanti.
Naturalmente dopo aver parlato degli effetti positivi dell’aratura non ci resta che citarne alcuni negativi primo fra tutti il cosiddetto crostone. Eseguendo sempre l’aratura alla stessa profondità ( massima per gli odierni aratri) si viene a compattare la zona sotto l’aratro questo provoca un cattivo drenaggio delle acqua che in terreni in pendio provoca frane ed un eccessivo dilavamento dello stesso mentre in terreni pianeggianti si verifica un “effetto tappo” che contrasta l’assorbimento delle acque. Inoltre l’aspetto negativo, a parer mio, più dolente è l’inversione degli strati del terreno dove il rivoltamento delle fette provoca un’alterazione del profilo del terreno, aspetto negativo quando gli strati profondi hanno caratteristiche indesiderate. Naturalmente per risolvere in parte questi problemi è consigliabile alternare l’aratro al dissodatore e viceversa.