Interessante intervista, del programma “Siamo Noi” su TV2000, a Giuseppe Li Rosi sulla “custodia” delle varietà antiche di grano duro. Oggi giorno si sente spesso in tv e non parlare di grani antichi ma perché vengono denominati “antichi”? Che ruolo assumono nella nostra alimentazione quotidiana? Ma soprattutto perché sono stati abbandonati dai contadini se ricoprono un ruolo cosi fondamentale nella nostra alimentazione?
Innanzitutto questi grani antichi sono stati scoperti circa 9000 anni fa in Mesopotamia e da li sono arrivati in Sicilia ( ma anche nel resto del sud italia) grazie al commercio etnico da sempre una prerogativa dell’isola siciliana ma la vera caratteristica unica di questi grani è che non hanno subito alcuna mutazione genetica dall’uomo al fine di aumentarne le rese pertanto ogni chicco si porta dietro tutti i 9000 anni di adattamenti al territorio, pertanto usando un allegoria possiamo definirci figli di questi grani. Rispetto ai grani moderni questi grani sono più leggeri e digeribili poiché contengono un basso indice di glutine. La minore presenza di glutine all’interno dei grani antichi, rende la farina da loro prodotta e di conseguenza tutti i prodotti che vi si possono ricavare, molto più leggeri, digeribili e assimilabili di quelli realizzati con il grano moderno. I grani antichi sono adatti a tutti i tipi di preparazione e sono ottimi anche da integrare nell’alimentazione dei bambini. La gluten sensitivity, ovvero la sviluppata sensibilità al glutine che si riscontra sempre più frequentemente negli ultimi anni, è probabilmente dovuta ad un consumo eccessivo del grano moderno ricco in maniera smisurata di glutine. Il vantaggio di utilizzare grani antichi, meglio ancora se variando la propria alimentazione con cereali senza glutine, scongiura o quanto meno allontana, la possibilità di sviluppare intolleranza al glutine. I celiaci invece, così come non possono consumare grano moderno, non possono neppure inserire grani antichi nella propria alimentazione. Con l’avvento della nuova agricoltura agli inizi degli anni ’60 si è avuta la necessità di aumentare la produzione di grano per soddisfare il mercato nazionale pertanto sono state manipolate alcune varietà per “produrre” di più, questa nuova agro-concezione portò all’abbandono di tutte quelle specie ritenute poco produttive in favore di varietà produttive. Vi invito pertanto a visionare la video intervista ad inizio articolo dove si parla di questo ma anche di come un gruppo di agricoltori siciliani stia cercando di tutelare queste varietà facendosi custodi di una tradizione che non può e non deve estinguersi.