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Contratti di coltivazione cosa sono e chi li stipula
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La semina di grano duro si fa sempre più vicina è rappresenta un momento molto delicato e significativo per qualsiasi agricoltore ma ancora più importante è la scelta della semente. Qui entrano in gioco i cosiddetti “contratti di coltivazione” stipulati tra l’agricoltore e l’impresa o ente che si impegna a comprare il raccolto. Secondo uno studio intrapreso dal Crea e dall’università di Teramo su un campione di 261 aziende agricole dislocate in varie regioni italiane emerge che la maggior parte delle stesse non vuole avere vincoli di coltivazione definendo questa pratica contrattuale sconveniente e priva di benefici. Il quadro che emerge è di un mercato fatto per lo più da una miriade di piccoli produttori e figure di commercianti-mediatori-grossisti di vario tipo, e di relazioni tra i soggetti tutt’altro che lineari sia per la formazione del prezzo sia per la qualità del prodotto. Le relazioni commerciali avvengono per la maggior parte sulla base di accordi verbali, basati su un rapporto fiduciario tra il coltivatore e i soggetti che lo acquistano. Si tratta di rapporti consolidati e “di vecchia data” ai quali ben pochi sono disposti a rinunciare, dato che non si vogliono avere vincoli contrattuali che limitino l’autonomia decisionale dell’agricoltore nella coltivazione e nella vendita del grano duro. Trenta aziende del campione hanno invece sottoscritto contratti di coltivazione e tutte dichiarano di aver ottenuto miglioramenti tecnico-economici. In particolare i benefici riscontrati dopo la sottoscrizione di un contratto di coltivazione per il grano duro sono i seguenti:

  1. Avere un reddito certo e stabile negli anni
  2. Avere la certezza di collocamento del prodotto
  3. Ridurre i costi di stoccaggio
  4. Migliorare il reddito aziendale grazie a un prezzo minimo garantito
  5. Ottenere nel medio periodo un prezzo superiore a quello di mercato
  6. Migliorare la qualità del grano prodotto
  7. Migliorare le tecniche colturali
  8. Ridurre i costi di produzione

L’indagine ha messo in luce anche una carenza di informazioni sui possibili vantaggi e benefici che derivano dall’uso di contratti e questo segnale dovrebbe spingere le aziende che propongono i contratti di coltivazione a rendersi più visibili e a investire su una comunicazione presso i coltivatori.

Non c’è dubbio che emerge ancora una volta la scarsa propensione degli agricoltori a rivolgersi a forme nuove di contrattazione e la radicata convinzione che i rapporti consolidati da tempo con i compratori locali siano ancora garanzia di massima redditività. Convinzione purtroppo spesso sconfessata dalla realtà dei fatti. ( fonte ilnuovoagricoltore.it)

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